ADAPTIVEAdaptive CrossFit | ADATTARE NON E’ COME SCALARE

07/01/2019

Recentemente, ho avuto il privilegio di essere intervistato dai redattori del sito BOXROX.com, autentica “fonte inesauribile” di informazioni per tutti gli amanti di CrossFit e anche per chi sta cominciando a muovere i primi passi all’interno di questo programma di allenamento del core, che tanto ci fa sudare ma che è anche portatore di benessere come poche discipline al mondo!

In qualità di atleta “adaptive“, ho avuto l’opportunità di raccontare il mio personale punto di vista su uno dei temi più interessanti: che differenza c’è tra “adattare” e “scalare“? Argomento caldo, unico, profondo, che va ben al di là della tematica sportiva ma rientra nella sfera umana, di comprensione e accettazione dei limiti e delle opportunità che ogni corpo umano ci mette a disposizione.

Adaptive Assault-bike, ovvero con 3 arti su 4. Foto di Diego Barbieri Sport Event Photo.

Per chi mastica un po’ di inglese, l’intervista integrale è disponibile a questo link. Se invece volete godervi un estratto, tuffatevi nelle prossime righe: sarà una scusa per conoscere il significato di Adaptive, di Adaptive CrossFit e per comprendere un aspetto ignoto per molti ma estremamente interessante.

Banalizzando, possiamo dire che scalare è “fare lo stesso esercizio in modo più leggero rispetto a quanto prescritto”: è una versione facilitata del movimento originale che spesso può rappresentare la progressione utile a permettere di raggiungere il goal del movimento RX. Adattare significa qualcosa di completamente diverso. In parole semplici, è dare all’atleta l’opportunità di raggiungere lo stesso goal attraverso lo stesso stimolo, utilizzando però un diverso approccio o un diverso movimento di partenza. La bellezza del termine “Adaptive” sta tutta qui: non parliamo per forza di handicap, di para-qualchecosa, di handy-qualcos’altro. Parliamo di adattamento: che si tratti di una menomazione definitiva o congenita, oppure di un infortunio, ai fini del nostro movimento – e quindi del nostro WOD – è la stessa, identica, cosa. Trovatemi qualcosa di più inclusivo!

Il mio overhead squat, eseguito ovviamente in pistol, è l’adattamento necessario dell’overhead squat, in presenza di un solo arto inferiore: lo simolo originario viene mantenuto, utilizzo meno peso rispetto alla versione RX, ma facendolo su una gamba sola il movimento non diventa più facile, anzi. Volendo pensare a diverse difficoltà motorie, vogare con un braccio solo o lanciare la med-ball seduti in carrozzina, oppure – per uscire dalla tematica “handicap” – saltare la corda su di un piede solo a causa di un piccolo infortunio alla caviglia, magari rimediato sugli sci, sono tutti movimenti adattati che mantengono lo stimolo e non sono per nulla più semplici. Anzi.

Provare per credere.

Concludendo, spesso troviamo “adattamento” e “scalabilità” su piani contrastanti. Non è corretto. Non si tratta di due approcci in contrapposizione ma, semmai, di due strategie che possono affiancarsi l’un l’altra. Un movimento può essere adattato e poi, volendo, anche scalato, magari quando siamo in presenza di un atleta che frequenta il box da poche settimane. Handicap o infortunio, non importa.

 

Author: Andrea De Beni

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