ADAPTIVEAdaptive CrossFit | SOPRA, SOTTO E SEDUTI

04/02/2019

Benvenuti nel mondo del caos. Della complicazione, della difficoltà, della categorizzazione: benvenuti nel mondo delle sotto-classi degli sport per disabili. Nel mondo paralimpico, questo, non è “un” tema. E’ “IL” tema. E’ il muro contro cui si incontra-scontra ogni atleta, ogni società sportiva, ogni federazione. Ed è anche il contesto in cui, spesso, la poesia dello sport paralimpico si perde, finisce, si livella ai peggiori comportamenti dello sport “normo” e a volte li supera, in peggio.

Le classificazioni. Per loro natura, alcune discipline necessitano di suddividere gli atleti con handicap motori in tantissime, piccole, classi, legate ovviamente alla gravità dell’handicap congenito, all’altezza di un’amputazione di uno o più arti o alla differenza tra una lesione e l’altra a livello della colonna vertebrale. E il risultato è, appunto, il caos. Atleti che farebbero carte false pur di partecipare in categorie inferiori e avere quindi maggiori possibilità, Federazioni che fanno di tutto per presiedere le valutazioni, al fine di fare lo stesso con i loro atleti… Il mondo delle classificazioni è un ginepraio, spesso tomba dello sport.

Non avere una federazione a supporto fa del CrossFit una “zona franca” in cui è ancora possibile costruire qualcosa sulla base del buon senso e della sana competizione, quella che deve lavorare in campo gara con le stesse dinamiche con cui si lavora ogni giorno al box. Tanto per cominciare, nel CrossFit si classificano i movimenti e non le persone. Una sottigliezza puramente formale? Certo, perché poi di fatto, sono le persone a ricevere tali adattamenti. Eppure non è così: ricordate il concetto stesso di Adaptive? E’ una definizione che riguarda sia chi necessita di un adattamento temporaneo – magari in virtù di un infortunio – sia chi invece ha una difficoltà fisica che non muterà in meglio durante il corso della propria vita. Ecco perché l’adattamento si attua sul movimento e mai sulla persona.

Sostanzialmente sono tre le “macro-categorie” in cui il CrossFit ha storicamente suddiviso i movimenti e di conseguenza le persone: “upper“, “lower” e “seated“.

Con “upper” si definiscono tutti quegli adattamenti necessari a chiunque abbia una menomazione ad uno o due arti superiori. Con “lower” parliamo invece di arti inferiori, mentre con “seated” ci si riferisce a chi è vincolato al movimento in carrozzina. Queste tre suddivisioni sono chiare, non lasciano spazio a dubbi. Certo, possono anche essere considerate irrispettose: pensate ad esempio alla differenza di mobilità tra un amputato di piede e un amputato di coscia (entrambi “lower“). Oppure tra una lesione midollare alta e una bassa, con conseguente difformità nello sfruttamento del tronco della parete addominale. Ma, in fondo, non si tratta forse dello stesso trattamento riservato da madre natura per differenze in altezza, peso, conformazione, struttura ossea?

Siccome nel CrossFit la teoria è importante ma poi è necessario fare pratica, ci sporchiamo subito le mani e andiamo a vedere cosa vuol dire adattare un movimento. Prendiamo, ad esempio, lo snatch. Il nostro WOD di oggi prevede: 21-15-9 di snatch a 40 kg e pull-up. Proviamo a ri-adattarlo insieme:

  • Lower: 21-15-9 di snatch a 30 kg e pull-up.
  • Upper: 21-15-9 di snatch a 30 kg e pull-up (o ring pull-ups)
  • Seated: 21-15-9 di snatch a 30 kg e seated pull-up (o ring pull-ups).

Come potete vedere lo stimolo originario del wod viene mantenuto a prescindere. Per la categoria “lower” abbiamo scalato il peso di 10 kg, in quanto su una gamba sola il wod potrebbe dilungarsi troppo nella parte relativa allo snatch. Per la categoria “upper” viene proposta l’alternativa dei ring pull-up: le “tirate” possono quindi essere anche “alleggerite“, con la stessa motivazione utilizzata per lo snatch – lower. Chi è in carrozzina pratica un proprio movimento di snatch, che alleggeriamo vista l’assenza della spinta inferiore, lavorando come adattamento soltanto sul pull-up: per mantenere invariato lo stimolo possiamo far effettuare dei pull-up con partenza dalla posizione seduta, che nel caso degli atleti più forti può voler dire da terra, con la sbarra posta ad un altezza utile per poter essere impugnata.

Esistono competizioni in cui, per comodità degli organizzatori, gli atleti sono stati solamente suddivisi in “seated” e “non-seated”: non esiste un modo unico ed universale per lavorare, sebbene, per evitare le problematiche raccontate nelle prime righe, uno dei primi modi per fare le cose nel modo giusto è proprio evitare di moltiplicare le casistiche e quindi le classi.

Author: Andrea De Beni

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